
Negli ultimi anni, la globalizzazione e la digitalizzazione hanno reso sempre più frequenti i trasferimenti di denaro tra Paesi diversi, sia per motivi personali che professionali. Ricevere soldi dall’estero, che si tratti di bonifici da parenti, pagamenti per prestazioni lavorative o investimenti, è diventata una prassi comune anche per molti cittadini italiani. Tuttavia, la normativa fiscale su questi movimenti di denaro è in continua evoluzione e l’Agenzia delle Entrate ha recentemente aggiornato le regole per garantire maggiore trasparenza e correttezza fiscale. In questo articolo analizziamo cosa cambia per chi riceve soldi dall’estero, quali sono le nuove regole fiscali e come comportarsi per evitare sanzioni.
Le nuove regole fiscali per i trasferimenti dall’estero
L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato nuove linee guida per disciplinare la ricezione di somme provenienti dall’estero, con l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro. La principale novità riguarda l’obbligo di dichiarazione: chi riceve somme superiori a determinate soglie deve comunicarlo all’amministrazione finanziaria, indicando la provenienza e la natura dei fondi. Questo vale sia per i privati che per le aziende.
Secondo la normativa, tutti i trasferimenti di denaro superiori a 15.000 euro, ricevuti in un’unica soluzione o in più soluzioni nell’arco di un anno solare, devono essere segnalati nel quadro RW della dichiarazione dei redditi. Questo obbligo riguarda sia i bonifici bancari sia i trasferimenti tramite piattaforme digitali come PayPal, Wise, Revolut e simili. Anche le somme inferiori a questa soglia possono essere oggetto di controllo se considerate “sospette” per frequenza, provenienza o importo complessivo.
Inoltre, l’Agenzia delle Entrate ha rafforzato la collaborazione con le autorità fiscali di altri Paesi, grazie agli accordi internazionali di scambio di informazioni finanziarie (come il Common Reporting Standard – CRS). Ciò significa che i trasferimenti dall’estero sono sempre più tracciabili e difficilmente sfuggono ai controlli fiscali.
Chi è obbligato a dichiarare i soldi ricevuti dall’estero
L’obbligo di dichiarazione riguarda tutte le persone fisiche residenti in Italia che ricevono fondi dall’estero, indipendentemente dalla nazionalità del mittente. Sono inclusi:
– I lavoratori che ricevono compensi per attività svolte all’estero o da committenti stranieri;
– Chi riceve donazioni o eredità da parenti residenti all’estero;
– Chi percepisce rendite, dividendi o interessi da investimenti esteri;
– Chi ottiene rimborsi o pagamenti per servizi o vendite online da clienti stranieri.
Anche le aziende e le partite IVA che ricevono pagamenti da clienti o partner internazionali devono rispettare le nuove regole. In caso di mancata dichiarazione, si rischiano sanzioni amministrative e, nei casi più gravi, procedimenti penali per evasione fiscale o riciclaggio.
Modalità di dichiarazione e documentazione richiesta
Per essere in regola, è fondamentale compilare correttamente il quadro RW della dichiarazione dei redditi, specificando l’importo ricevuto, la data, la provenienza e la causale del trasferimento. È importante conservare tutta la documentazione relativa ai bonifici o ai trasferimenti, come ricevute bancarie, estratti conto, contratti o lettere di donazione.
Nel caso di somme ricevute come donazioni o eredità, è necessario anche presentare la dichiarazione di successione o la documentazione che attesti il legame familiare con il mittente. Per i compensi da lavoro o per le prestazioni professionali, occorre allegare le fatture o i contratti che giustificano il pagamento.
L’Agenzia delle Entrate può richiedere ulteriori chiarimenti o documenti per verificare la liceità e la corretta tassazione delle somme ricevute. In caso di controlli, l’onere della prova spetta sempre al destinatario del denaro, che deve dimostrare la legittima provenienza dei fondi.
Conseguenze in caso di omissioni o irregolarità
Chi non dichiara correttamente i soldi ricevuti dall’estero rischia sanzioni amministrative che possono variare dal 3% al 15% dell’importo non dichiarato, con percentuali che salgono fino al 30% in caso di trasferimenti da Paesi considerati “black list” (a fiscalità privilegiata). In presenza di reati più gravi, come il riciclaggio o l’evasione fiscale, sono previste anche sanzioni penali.
Le sanzioni possono essere ridotte se il contribuente si ravvede spontaneamente, presentando una dichiarazione integrativa e pagando le imposte dovute, oltre agli interessi e a una sanzione ridotta. Tuttavia, se la violazione viene accertata dall’Agenzia delle Entrate prima dell’autodenuncia, non è possibile beneficiare di queste agevolazioni.
Per evitare problemi, è fondamentale informarsi sulle normative vigenti, rivolgersi a un commercialista esperto in fiscalità internazionale e conservare sempre la documentazione relativa ai trasferimenti. La trasparenza e la corretta dichiarazione dei fondi ricevuti dall’estero sono la migliore garanzia per operare in sicurezza e serenità, sia per i privati che per le imprese.